L'Italia ha resistito alla furia della crisi finanziaria ed economica, mettendo in scena il suo copione tradizionale. È la diagnosi del Censis modello 2009. Il nostro, secondo il Centro studi fondato da Giuseppe De Rita, è un paese che per sopravvivere sceglie la strategia adattativa del replicante. Sì, proprio quello del monologo di "Blade runner": «Ho visto cose che voi umani non potete neanche immaginare...».
Così, di fronte all'urto del più forte terremoto economico degli ultimi 80 anni, l'Italia riscopre i suoi punti di forza storici. «Non abbiamo esasperato il primato della finanza sull'economia reale – si legge nel rapporto–: e le banche hanno mantenuto un forte aggancio al territorio, il sistema è caratterizzato da una diffusissima e molecolare presenza di aziende, il mercato del lavoro è elastico (si pensi al sommerso), e protetto (si pensi al lavoro fisso e agli ammortizzatori sociali); le famiglie sono patrimonializzate. La crisi ha finito per rallentare il processo di uscita dal puro adattamento intravisto lo scorso anno, quando all'orizzonte si presentava una seconda metamorfosi».
Il prezzo pagato sull'altare della crisi economica è proprio questa gelata subita da alcuni processi innovativi che la società italiana aveva cominciato a mettere in moto, insieme a aumento dell'inquietudine di fondo e anche del disincanto. Perchè spesso, come spiega lo stesso Censis, la parte del replicante che le ha già viste tutte la fanno i nostri figli, i quali, come risulta dai sondaggi, proprio non vedono il motivo di passare un sacco di ore a scuola o al corso di formazione professionale e che sono già convinti, prima ancora di cominciare la loro partita, che nella vita contino solo le raccomandazioni.